ReUse with love: un esempio di modello virtuoso di “Creating Shared Value”

Questa mia tesi è frutto di un progetto di collaborazione con l’associazione ReUse with love, una realtà associativa bolognese che svolge attività di riuso, recupero e riutilizzo di vestiti, giocattoli, libri, attraverso dei mercatini vintage di solidarietà e una Boutique solidale, il cui ricavato è volto a finanziare progetti benefici.
Tale lavoro consiste in uno studio sulle tematiche del capitale sociale dell’associazione, analizzato in ottica relazionale, e la domanda di ricerca da cui è partita l’analisi riguarda la possibilità che questo modello associativo, con le proprie caratteristiche, possa essere riproducibile altrove.
La motivazione che ha portato alla stesura di questo progetto consiste nella curiosità di capire come ReUse abbia incrementato esponenzialmente negli anni il proprio capitale economico e sociale.
Ho ritenuto essenziale costruire un quadro concettuale di tutti questi aspetti che, attraverso canali differenti, possono entrare in contatto con il fenomeno indagato. Nel primo capitolo ho evidenziato i caratteri fondamentali della società globalizzata, sottolineandone i rischi e le criticità, soprattutto in riferimento all’assenza di un sistema di valori condiviso. Questa situazione mi ha portato a riflettere sul concetto di responsabilità sociale condivisa, di cui ReUse ne è un esempio, poiché è volta allo sviluppo di una nuova concezione di benessere, non più definita in termini di avere, ma che consenta di sviluppare nuove forme di economia. L’associazione è un esempio virtuoso di Creating Shared Value, in cui tutti possono creare valore, attraverso dinamiche collaborative e partecipative trasversali, rispondendo alle richieste e bisogni della società. Successivamente mi sono soffermata sul nuovo paradigma del consumo, non più definito in termini di razionalità, ma sempre più fluido, dinamico e incoerente che ha comportato la modifica del comportamento del consumatore,non più ancorato ai canoni della produzione, ma capace di adottare scelte di consumo critiche e responsabili. In riferimento a ciò ho sottolineato la diffusione attuale di due modelli economici: l’economia collaborativa e l’economia circolare.
ReUse da un punto di vista sociologico è una buona pratica nell’ottica dell’anti-spreco ed è un esempio di ciclo alternativo della merce: i beni considerati scarto affettivo dai donatori tornano ad essere utili per qualcun altro. Questa pratica oltre a rappresentare un’azione solidale e benefica che si basa sui concetti di gratuità e dono, è anche un esempio di innovazione sociale ed ambientale che opera attraverso la divulgazione di una cultura del riciclo. Non esiste il concetto di rifiuto, tutto viene raccolto, a volte trasformato e infine venduto e donato.
Il terzo capitolo rappresenta il fulcro di questo lavoro, ovvero l’analisi del capitale sociale dell’associazione. Ho intrapreso la narrazione dell’indagine con una descrizione di ReUse, dalla nascita ad oggi, sottolineando i progetti principali quali i mercatini vintage di solidarietà e la Boutique solidale. Il capitale sociale è stato analizzato in ottica relazione, considerando quest’ultimo non come una risorsa di un territorio, organizzazione o individuo, bensì come forma relazionale. L’associazione si basa su relazione di fiducia e reciprocità, che in ottica relazionale prendono il nome di beni relazionali, ovvero beni comuni che emergono dalle relazioni sociali e sono costituiti dalle stesse relazioni. Scambio simbolico, gratuità, dono, reciprocità sono le basi su cui si fonda tutta la filosofia di ReUse.
La parte empirica di questa tesi è divisa in due momenti: il primo consiste nell’analisi delle reti esterne all’associazione attraverso la somministrazione di 60 questionari ai clienti del mercatino vintage di maggio 2016; la seconda invece consiste nell’analisi delle reti interne a ReUse attraverso 9 interviste ai soci dell’associazione durante il mercatino vintage di ottobre 2016, con un focus sul concetto di fiducia.
Con l’analisi dei dati del questionario è stato possibile affermare che le persone conoscono ed entrano a far parte dell’associazione attraverso un meccanismo reticolare caratterizzato da un principale canale d’ingresso: il passaparola tramite rapporti amicali e parentali. L’analisi delle interviste ha evidenziato un forte senso di fiducia e coesione all’interno dell’associazione che da vita a situazioni di mutuo soccorso tra i soci. Questi legami duraturi e coesi trascendono le attività di ReUse andando a rafforzarsi e consolidarsi anche al di fuori.
Il contesto territoriale e sociale in cui l’associazione è nata, il quartiere Santo Stefano di Bologna, ha influenzato intensamente la sua crescita e il suo sviluppo.
Questa particolare accezione di capitale sociale è collegata al mantenimento di una struttura relazionale e comunicativa iniziale dell’associazione, che da un lato le permette di crescere e di incrementare il senso di comunità, dall’altro vincola e ostacola la possibilità che questo modello associativo possa essere riprodotto altrove, poiché le caratteristiche proprie, fondati di ReUse non possono essere ricostruite.
Il capitale sociale relazionale dell’associazione ReUse with love da un lato rappresenta la sua virtuosità dall’altro il suo limite.


Martina Ragni, Laurea magistrale in Sociologia e servizio sociale, Università degli Studi di Bologna