Le esternalità negative della produzione di massa

A.A. 2021/2022

Questa tesi di conclusione del percorso accademico triennale pone un focus sulle esternalità negative derivanti dalla produzione intensiva ed industriale. In materia economica si definiscono con esternalità i prodotti o effetti dell’azione di un soggetto economico che coinvolgono anche soggetti indiretti: tali possono essere di tipo positivo (apportano benefici alla comunità) o negativo (a danno dei soggetti).
Sono fenomeni che possono accadere sia a livello privato, come il disturbo di un condomino oltre la fascia oraria prestabilita da regolamento, che a livello pubblico.
Le esternalità positive sono auspicabili: si verifica ad esempio nel momento in cui l’istruzione produce persone istruite oppure ove una nuova tangenziale decongestiona il traffico dalle vie centrali.

D’altra parte le esternalità negative sono un peso per la società, che potrà e dovrà attrezzarsi per trovare uno strumento, una modalità o tecnica che permetta di internalizzare il costo esterno: con internalizzazione intendiamo un approccio di attenuazione o rimozione pari al livello del costo esterno (ovvero il costo aggiuntivo che dev’essere sostenuto dalla società in seguito ad una esternalità negativa).

Specificatamente questa ricerca verterà l’attenzione sulle esternalità negative di tre settori industriali specifici, così la tesi sarà strutturata come segue.
Il primo capitolo osserverà da vicino l’industria agro-alimentare e più specificatamente il settore zootecnico: si tratta di marchi e multinazionali impegnate nella produzione intensiva di carne e prodotti animali secondari o derivati.
Si analizzeranno da differenti prospettive e contesti le motivazioni che etichettano queste industrie come insostenibili, responsabili della distruzione di habitat naturali, inquinamento idrico ed atmosferico, deforestazione, decimazione di specie naturalmente selvatiche, aumento delle spese sanitarie. Queste esternalità appena elencate hanno ripercussioni sul sistema economico: per questo sarà presente una sezione dedicata agli ipotetici, oppure già in atto, metodi che possiamo adottare al fine di internalizzare i costi esterni del settore alimentare denominata “Soluzioni legislative e normative”. Questo paragrafo includerà politiche economiche già attive in alcuni Paesi ma anche supposizioni ed ipotesi formulate personalmente, sulla base delle conoscenze assorbite durante questo percorso di studi.

Successivamente, nel secondo capitolo, ci focalizzeremo sul primo comparto industriale al mondo per inquinamento e responsabilità nell’accelerazione del processo di surriscaldamento globale: la produzione energetica.

È di interesse attuale la volontà, sia dei singoli cittadini che delle istituzioni, di concentrare maggiori sforzi nella direzione de-carbonization. La dismissione di fonti non rinnovabili è un nodo centrale chiave in ottica temporale 2050.
Analogamente a quanto accaduto nel capitolo precedente è presente una sezione che pone maggior risalto a modalità, strumenti, tecnologie e politiche economiche di intervento che possediamo attualmente per internalizzare le conseguenze economiche, sociali e ambientali derivanti dalle esternalità del settore energetico fossile.

In ultima istanza, il capitolo terzo vuole evidenziare diverse industrie, di settori merceologici differenti, sotto accusa per la loro condizione di sovra sfruttamento di risorse e spreco di materie prime: in breve insostenibili e poco eco-compatibili.
In particolare l’industria della moda con una deriva fast fashion che assicura costi esterni e sociali sempre più in crescita, per via di delocalizzazione produttiva nei paesi del terzo mondo, depauperamento di risorse idriche e spreco di materia prima vergine. Sarà esposta una quantificazione dello spreco tessile, quali conseguenze comporta sul sistema economico e le soluzioni adottabili perché decresca il suo costo sociale.

La seconda sarà il comparto della plastica: un settore che concerne qualsiasi sfera commerciale, industriale e sociale ramificandosi perfino nel settore socio-sanitario. Un’industria che necessita l’utilizzo di combustibili fossili particolarmente impattanti durante le fasi estrattive, di smaltimento e riciclo (vedasi il life cycle dei polimeri plastici). Similmente vedremo i costi esterni dei polimeri, quali alternative materiali possiamo mettere in campo per annullare il più possibile l’impronta economica ed ambientale che rappresenta la fabbricazione delle plastiche.

 


Giorgio Preghiera – Corso di Laurea Triennale in Comunicazione, Media e Pubblicità – Università di Lingue e Comunicazione IULM