Il ruolo delle fonti di informazione nella costruzione sociale della Corporate Social Responsibility

Questo lavoro di tesi è parte di uno studio internazionale che ha origine dal lavoro Corporate social responsibility: mapping its social meaning (2010) di Duarte A.P., Mouro C., Gonçalves das Neves J., sviluppato all’interno del CIS (Centre for Social Research and Intervention), ISCTE – Lisbona.
L’obiettivo è quello di indagare la Corporate Social Responsability, approfondendo il ruolo delle fonti di informazione nella costruzione sociale del concetto. L’idea di fondo è che individui che fruiscono di diverse fonti per informarsi, abbiamo una differente rappresentazione della Responsabilità sociale d’impresa.
Lo strumento utilizzato per la rilevazione è un questionario self-report, somministrato ad un campione di convenienza composto da 278 individui, tra i 18 e gli 84 anni. Le domande su cui mi sono maggiormente focalizzata sono state: “cosa le viene in mente quando pensa ad una impresa socialmente responsabile?” e “In quale occasione ha mai sentito parlare di CSR?”.
In fase di elaborazione dei dati, sono state categorizzate (tramite 32 classi) le libere associazioni espresse in riferimento alla prima domanda. Analizzandole è emerso immediatamente il grande numero di risposte ambigue, a testimonianza del fatto che la CSR è un concetto non ancora noto a tutti o che comunque provoca confusione.
Dalla ricerca si evince che le categorie che i partecipanti alla ricerca nominano maggiormente per
descrivere un’impresa socialmente responsabile sono l’Etica, la Preoccupazione sociale e la Credibilità. Le meno rilevanti sono invece la Relazione con i sindacati e l’Advertising.
La variabile della fonte di informazione attraverso cui essi sono venuti a conoscenza del fenomeno è stata ricodificata attraverso ISTRUZIONE, MASS MEDIA, LAVORO e GRUPPO DEI PARI. Il canale più accreditato per aggiornarsi in merito al discorso sulla CSR risulta essere l’istruzione. Seguono i mass media e il lavoro. Il gruppo dei pari (con solo il 4%) è la fonte a cui pochi soggetti hanno fatto riferimento, e in cui si riscontra la percentuale più alta di risposte vaghe.
Per i soggetti che sono venuti a conoscenza della CSR tramite ISTRUZIONE, le categorie più forti sono: la Preoccupazione sociale e quella ambientale. In questo gruppo si riscontra la percentuale più bassa di risposte ambigue rispetto alle altre fonti.
I rispondenti che hanno conosciuto il fenomeno grazie ai MEDIA fanno riferimento alle stesse categorie
sopra citate, più quella dell’Etica. Sembra che questi mezzi di comunicazione si occupino della
Responsabilità sociale d’impresa solo in concomitanza di eventi eccezionali o scandali internazionali.
La metà di chi è venuto a conoscenza della CSR attraverso il mondo del LAVORO ha risposto con la categoria dell’Etica. Seguono la Preoccupazione sociale e la Credibilità. Quest’ultima non ha raggiunto in percentuale risultati così alti in nessun’altra occasione. I lavoratori costruiscono il concetto con parole come: meritocrazia, immagine positiva e serietà.
Facendo riferimento alla letteratura ci saremmo dovuti aspettare risultati più positivi riguardo la conoscenza del fenomeno, per due principali motivazioni. La prima riguarda l’età media del campione (36,57 anni) che dovrebbe comportare una spiccata sensibilità e apertura mentale dei giovani verso tematiche socio-ambientali. La seconda fa riferimento all’atteggiamento dei consumatori moderni, descritti come sempre più attivi e informati. Abbiamo invece rilevato che le esigenze sociali ed ambientali emergenti dalla società non si concretizzano esplicitamente nella Corporate social Responsibility.

Caterina Gervasio –  Comunicazione pubblica e d’impresa – 2019, Sapienza università di Roma