Il reporting della CSR: una verifica empirica in chiave europea

La tesi nasce dalla considerazione della crescente importanza che la CSR ricopre per investitori finanziari e consumatori finali. Per le imprese la domanda da porsi non è più se fare reporting di sostenibilità o meno, ma cosa comunicare e come farlo.
L’elaborato ha un triplice obiettivo: 1) comprendere gli strumenti che le imprese hanno per redigere un report con informazioni non finanziarie, individuando il miglior framework da utilizzare; 2) fornire un duplice giudizio sull’adeguatezza della direttiva 2014/95/UE a raggiungere gli obiettivi di maggior numero di imprese che comunicano le informazioni non finanziarie e migliore qualità delle informazioni fornite; 3) indagare l’esistenza di differenze nazionali nella quantità e nella qualità delle informazioni non finanziarie e l’esistenza di un legame tra grado di trasparenza informativa non finanziaria e settore economico di appartenenza della società.
In particolare i framework ritenuti migliori sono GRI (Global Reporting Initiative) e IR (Integrated Reporting), dei quali si propone un’integrazione (1° obiettivo). Alla luce delle differenze tra gli stessi a livello di obiettivi, destinatari e materialità, si propone come metodo di integrazione il raggruppamento degli Indicatori GRI sulla base dei sei capitali proposti dall’IR (nella tesi viene proposta una tabella di raccordo) e l’ideazione di una matrice univoca di materialità (utilizzando una matrice di materialità GRI “modificata” o, alternativamente, passando a un’innovativa matrice a 4 dimensioni). Viene poi fornito un giudizio sulla capacità della direttiva di incidere sulla qualità della disclosure non finanziaria: le aree migliorabili sono quelle relative a materialità, comparabilità, tempestività e affidabilità delle informazioni (I parte 2° obiettivo).
Nell’ultimo capitolo viene presentata l’analisi empirica, che permette di comprendere l’impatto quantitativo della direttiva, completando il 2° obiettivo, e di raggiungere il 3° obiettivo. La verifica empirica è stata svolta sulle società destinatarie della direttiva in Italia (156 società) e in Germania (318 società). È emerso che la direttiva, come auspicabile, inciderà soprattutto sulle imprese di minori dimensioni (II parte 2° obiettivo) e che il nostro Paese è più virtuoso rispetto alla Germania per quantità e qualità delle informazioni fornite (I parte 3° obiettivo). Viene infine dimostrata l’esistenza di una correlazione tra settore economico di appartenenza della società e grado di trasparenza informativa non finanziaria (II parte 3° obiettivo), ponendo le basi per studi futuri più approfonditi e completi.

Federico Signore, LUISS Guido Carli