Il caso Dieselgate: analisi della vicenda e degli strumenti di CSR impiegati da Volkswagen

Il tema di questo elaborato è la trattazione della vicenda Dieselgate che ha coinvolto il gruppo automobilistico tedesco Volkswagen; la vicenda è saltata alle cronache nel settembre del 2015 causando grossi danni nel breve periodo per il gruppo automobilistico. È singolare però notare come la causa del danno reputazionale non sia imputabile a scandali di tipo finanziario oppure fiscali, bensì riguardi la componente ambientale. Di fatto, come verrà analizzato nel dettaglio nel secondo capitolo, Volkswagen si è resa colpevole di aver venduto ai suoi clienti dei veicoli pubblicizzati come puliti e rispettosi dei più alti standard ambientali, quando nella realtà le vetture con i motori incriminati sfruttavano un sistema fraudolento che portava l’automobile ad inquinare molto più del consentito. L’analisi di questa vicenda mi ha consentito di analizzare come le tematiche ambientali siano divenute di crescente importanza non solo a livello politico istituzionale, ma anche tra i consumatori e l’opinione pubblica. Il lavoro di tesi è strutturato in tre capitoli principali, uno introduttivo e due più specifici. Il primo capitolo, “Combustibili fossili, emissioni inquinanti e iniziative di contrasto: brevi cenni” si focalizza sul rapporto che intercorre tra i combustibili fossili, che attualmente rappresentano la principale fonte di energia, e le problematiche ambientali, divenute sempre più evidenti dalla seconda metà del secolo scorso. Si tratterà in questa sede dell’insostenibilità del regime energetico attuale, il quale è direttamente collegabile al riscaldamento globale. Partendo dalla normativa applicata negli Stati Uniti, ossia il Clean Air Act, la cui tutela è di pertinenza dell’Environmental Protection Agency, il secondo capitolo vedrà la descrizione dello scandalo Dieselgate: lo scandalo ha infatti cominciato ad emergere proprio a causa di una falla nei test dell’EPA. La vicenda sarà analizzata con riferimento a due diversi periodi. Il primo periodo è quello degli anni precedenti alla vicenda, in cui Volkswagen ha sfruttato i motori diesel descritti come puliti, per penetrare nel mercato USA, storicamente restio a questi tipi di carburante. Il secondo periodo preso in considerazione invece è quello dei mesi successivi alla recezione della notifica di violazione, periodo in cui l’azienda ha affrontato cambiamenti nella governance e ha messo in piedi nuova campagna di comunicazione e la nuova strategia aziendale. Nel capitolo verranno esaminati tre principali strumenti utilizzati da Volkswagen per riottenere la fiducia dei propri stakeholders: il magazine Shift, il Report di sostenibilità per il 2015 e la strategia “TOGETHER – Strategy 2025”. I tre strumenti analizzati hanno caratteristiche specifiche diverse, ma sono accomunati dallo stesso obiettivo: ammettere le proprie colpe e sfruttare la vicenda come trampolino per rilanciare l’azienda con una strategia in cui la sostenibilità sarà posta al centro. Il terzo capitolo invece analizzerà gli effetti patrimoniali della vicenda. Nel capitolo verrà descritta la vicenda legale che ha seguito lo scoppio della vicenda: la numerosità delle cause intentate contro la casa automobilistica tedesca ha comportato il sorgere di tre class- actions, chiuse a tempo record nel giugno 2016. Gli effetti economici della vicenda sono analizzati in questo capitolo ripartendoli in tre distinte categorie: l’andamento del titolo azionario, la composizione della multa subita a seguito dello scandalo ed infine i principali indici dei bilanci 2015 e 2016. La vicenda in questione è interessante poiché mostra che tramite adeguate politiche di Corporate Social Responsibility e attraverso l’implementazione di strategie incentrate sulla sostenibilità si possono ottenere buonissimi risultati per il ripristino della reputazione. Allo stesso tempo, la vicenda mi ha dato il modo di mostrare la forza del gruppo Volkswagen e la lungimiranza dei suoi manager nel rispondere con politiche rischiose ma efficaci ad uno scandalo che avrebbe potuto seriamente comprometterne l’attività.


Tommaso Meazza, Laurea magistrale in Scienze dell’economia, Università degli Studi di Firenze