Le voci del Comitato scientifico: intervista a Matteo Pedrini

Intervista a Matteo Pedrini, Professore ordinario di Corporate strategy presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, membro del Comitato scientifico del Salone della CSR.

Cosa significa includere gli aspetti di sostenibilità nei modelli di governance delle organizzazioni?
Includere la sostenibilità nei sistemi di corporate governance è uno dei principali segnali di un impegno concerto e duraturo attorno ai temi della sostenibilità. Muoversi verso l’integrazione della sostenibilità nei sistemi di governance significa predisporre un sistema di responsabilità e meccanismi decisionali che portino il vertice aziendale in modo continuativo a disegnare e monitorare politiche sociali e ambientali. Questo processo di integrazione può avvenire con differenti gradi di intensità e selezionando tra differenti soluzioni. Ad esempio, si può andare dalla previsione di una responsabilità collegiale in capo al Consiglio di amministrazione, all’attribuzione di una delega alla sostenibilità a uno dei comitati endoconsiliari già esistenti, per arrivare alla costituzione di comitati in seno al consiglio dedicati alle tematiche socio-ambientali. Tali organi sono preposti alla definizione di politiche di sostenibilità e al monitoraggio della loro implementazione, collaborando in misura stretta con la struttura organizzativa incaricata dell’esecuzione delle politiche sviluppate.

Quali sono le figure aziendali coinvolte e quali competenze hanno?
Da questo punto di vista gli ultimi anni hanno segnato una rapida evoluzione. Se infatti qualche anno fa l’impegno nella sostenibilità da un punto di vista organizzativo si manifestava nella nomina di un sustainability/CSR manager, oggi la gestione delle politiche di sostenibilità si struttura a differenti livelli. Coinvolge il vertice aziendale nella definizione di politiche, obiettivi e nell’integrazione di aspetti socio-ambientali nei piani strategici aziendali, con una revisione dei sistemi di governance. Richiede il coordinamento degli sforzi di manager di differenti funzioni aziendali e, spesso, la costituzione di un comitato manageriale dedicato ai temi della sostenibilità. A questi si affianca un’unità organizzativa di sostenibilità, composta da un sustainability/CSR manager e da un gruppo più o meno esteso di professionisti della sostenibilità quali, ad esempio, esperti di rendicontazione di sostenibilità, di gestione degli stakeholder, di gestione dei rapporti con le società di rating esterno e di politiche verso la comunità locale.

Quali sono i dati disponibili sull’inserimento dei giovani con competenze sulla sostenibilità nel mercato del lavoro?
Il crescente interesse alle tematiche socio-ambientali alimenta sia un più intenso impegno da parte delle aziende già attive da tempo attorno alla sostenibilità sia la crescita del numero di aziende che si avvicinano a questi temi. Entrambi i fenomeni porteranno a un progressivo ampliamento delle posizioni lavorative dedicate alla sostenibilità, anche se purtroppo ad oggi non esistono previsioni attorno a quanti e quali posti di lavoro si genereranno nei prossimi anni per gli specialisti della sostenibilità. Allo stesso tempo la sostenibilità sta progressivamente divenendo un ingrediente di molte funzioni aziendali, motivo per cui sempre più posizioni aziendali richiedano un bagaglio di competenze attorno alla sostenibilità. Si pensi all’importanze che le competenze attorno alla sostenibilità rivestono (e rivestiranno) nelle attività di marketing, comunicazione, di produzione, di logistica e distribuzione o di gestione delle risorse umane. Questo processo di “mainstreaming” genererà quindi un secondo mercato che, a fianco di quello dedicato ai professionisti della sostenibilità, potrà accogliere persone con competenze in ambito di sostenibilità.