Le voci dei protagonisti: intervista al Gruppo Hera

Intervista a Filippo Bocchi, Direttore Valore Condiviso e Sostenibilità del Gruppo Hera.

Nel 2021 il Gruppo Hera, che persegue obiettivi di sostenibilità fin dalla sua costituzione, ha introdotto ufficialmente nel proprio statuto il “valore condiviso” come corporate purpose. Cosa comporta questa scelta?

Esplicitando nel nostro stesso statuto un purpose profondamente legato alla creazione di valore condiviso, abbiamo deciso di cristallizzare questo impegno, che dal 2016 orienta la nostra strategia e rispetto al quale rendicontiamo ogni anno in maniera trasparente. Forti di una storia aziendale da sempre orientata alla responsabilità sociale d’impresa e alla sostenibilità, dopo aver consolidato l’approccio alla creazione di valore condiviso ci è venuto “naturale” introdurlo nello statuto affinché diventasse un testimone da passare – idealmente e concretamente – ai manager di domani. Perché le grandi sfide della nostra epoca si vincono sul lungo periodo, tenendo la barra dritta e mostrando che un modo concreto per affrontarle esiste eccome. Il Mol a valore condiviso, infatti, è in costante crescita e nel 2021 ha raggiunto il 47% del Mol complessivo, percentuale che – come da piano industriale – contiamo di portare al 55% entro il 2025, per arrivare al 70% nel 2030.

Tra le novità principali del Bilancio di Sostenibilità 2021 troviamo la Just Transition e la tassonomia. In che cosa si distingue il Gruppo Hera?

Come l’Unione Europea, anche il Gruppo Hera lavora a una transizione che non è riducibile allo switch tecnologico fra un vettore energetico e l’altro e dev’essere piuttosto governata in tutte le sue dimensioni (economiche, sociali, culturali, di formazione, ecc.). Abbiamo quindi voluto dare evidenza anche nel bilancio di sostenibilità di questo nostro impegno per una “transizione giusta”, capace di saldare azione per il clima e inclusione sociale e quindi anche di procedere – senza fughe in avanti – all’insegna di un reskilling diffuso, valorizzando fino in fondo il contributo che le persone e gli asset esistenti, reti gas in primis, possono fornire alla carbon neutrality.
Nel bilancio di sostenibilità, inoltre, abbiamo anche esplicitato – in anticipo sul regolamento europeo che lo impone a partire dal 2023 – le quote di fatturato, opex, capex e margine operativo lordo relative alle nostre attività allineate alla tassonomia europea sulle attività economiche ambientalmente sostenibili, con riferimento in particolare agli obiettivi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Si tratta perlopiù di impegni a cui lavoriamo da anni, perché abbiamo sempre cercato di anticipare gli orientamenti e le regolazioni anche nell’ambito della sostenibilità. E la stessa nuova edizione del nostro Green Financing Framework va proprio in questa direzione, rivolgendosi agli investitori che vogliono conoscere le aziende realmente attive sui fronti indicati dalla tassonomia.

Il coinvolgimento del management è un fattore fondamentale per la realizzazione degli obiettivi di sostenibilità. Cos’è la balanced scorecard adottata dal Gruppo?

È il nostro modo di fare sul serio, perché crea un collegamento diretto tra strategia e gestione quotidiana dell’azienda. Ogni volta che presentiamo un piano industriale, infatti, mappiamo i nostri obiettivi strategici, che perlopiù riguardano i driver con cui creiamo valore condiviso, e colleghiamo al loro conseguimento una quota significativa della remunerazione di quadri, dirigenti e direttori. Nel 2021, il 38% della retribuzione variabile dei dirigenti e quadri del Gruppo è collegata a progetti-obiettivo di sostenibilità, con un peso dei progetti-obiettivo orientati alla creazione di valore condiviso pari al 24%.