La voce dei protagonisti – Intervista a Il Quinto Ampliamento

Abbiamo intervistato Alberto Zambolin, Vicepresidente Il Quinto Ampliamento  

 

 

Il Quinto Ampliamento collabora all’organizzazione dell’evento di apertura del Festival dello Sviluppo sostenibile di Asvis 2024. Il titolo è “Guardare al futuro per cambiare il presente: le imprese e la finanza davanti alla sfida della sostenibilità”, quali i punti principali della discussione?

Sarà una giornata molto interessante perché si vuole analizzare il percorso che le imprese stanno affrontando, senza nascondere ostacoli e difficoltà che lo caratterizzano. È chiaro che di esempi virtuosi ce ne sono tanti, ma il sentiero della sostenibilità, in particolare per le PMI, è anche in salita; cambiare la cultura aziendale, evolvere elementi del modello di business, allargare il controllo alla propria filiera, misurare nuove variabili di business, pur sempre nel rispetto della sostenibilità economica, sono sfide epocali che richiedono un focus esclusivo e le migliori competenze disponibili. Ecco, vorremmo far emergere una narrazione realistica, che attraverso la condivisione delle esperienze proponga utili spunti per chi certi percorsi deve ancora percorrerli e certi ostacoli ancora superarli. Del resto saremo non a caso all’interno delle Fabbriche ex Olivetti, oggi patrimonio UNESCO: chi meglio di Adriano ha saputo coniugare nel presente un modello di impresa orientato a realizzare la visione del futuro? La contaminazione culturale, il rispetto della diversità, il welfare aziendale erano strumenti per disegnare una comunità, una società in armonia con il lavoro e la produzione.

Quali sono oggi le sfide più importanti della transizione ecologica e digitale?

Il fronte è duplice: da una parte c’è un rinnovamento sostenibile dei processi e dell’offerta di servizi e prodotti da parte delle aziende, e dall’altra c’è un tempo di adozione da parte dei consumatori, che incontra ostacoli di prezzo e di cambiamento dei comportamenti. Sul lato imprese, ritengo che la vera criticità sia nella reale convinzione di dover approcciare la trasformazione verso la sostenibilità con concretezza e pragmatismo. L’obiettivo, anche delle normative europee, non è fine a se stesso ma a modificare le azioni – misurazione, rendicontazione, governance della sostenibilità, policy varie puntano non solo a costruire una narrazione, ma a far cambiare le imprese verso modelli sostenibili. Il lato consumatori è ancor più incerto, la reale propensione ad accettare un prezzo più alto di un prodotto per la sua sostenibilità, modificare i comportamenti quotidiani per abbracciare, ad esempio, l’elettrificazione non possono essere dati per scontati. Spesso queste scelte portano poi con sé anche dei disagi, è quello di cui siamo stati testimoni anche nel mondo delle auto elettriche la cui crescita ha cominciato a rallentare. Alla fine è un’intera cultura collettiva che si deve modificare.

I dati dicono che la trasformazione delle aziende in senso sostenibile ha subìto un’accelerazione, quanto è dovuto alla regolamentazione europea e quanto a un cambiamento della cultura d’impresa?

Non voglio sembrare pessimista, ma vivendo il mondo delle imprese tutti i giorni non posso non osservare come la sensibilità al tema della sostenibilità sia ancora lungi dall’emergere in modalità matura e consapevole. Al momento c’è un approccio reattivo: il cliente mi richiede di rispettare certe regole, l’istituto finanziario mi chiede informazioni e dati, l’Unione Europea mi impone nuovi modelli di rendicontazione. Siamo ancora lontano da una strategia volta ad anticipare il cambiamento per crearsi dei vantaggi competitivi sul mercato. La sostenibilità conviene ? Se non la si avvicina come un grande processo di cambiamento aziendale, con inventiva e soprattutto su un piano strategico non solo sarà un’opportunità perduta ma metterà a rischio la capacità competitiva stessa dell’impresa.

Alla fine sono ottimista, in campo ci sono molte forze che spingono verso il cambiamento. Come imprese dobbiamo evitare il rischio ideologico, rimanere attaccati alla concretezza, sfruttare l’opportunità consapevoli dell’ineluttabilità del processo in essere. C’è un libro fumetto su Adriano Olivetti intitolato “Un secolo troppo presto”, fa proprio riferimento alla sua capacità di aver intuito in anticipo quelle forze trasformative che avrebbero forgiato i tempi moderni.