La voce dei protagonisti – intervista a Carbonsink

Abbiamo intervistato Ilaria Mantegazza, Key Account Manager di Carbonsink.

Carbonsink è da anni partner del Salone della CSR: com’è cambiato nel tempo il tema della riduzione e compensazione delle emissioni?

La tematica degli impatti climatici in ambito aziendale ha subito una forte evoluzione negli ultimi anni, che hanno visto la definizione di normative e linee guida internazionali per la riduzione degli impatti aziendali sul clima e sull’ambiente e il potenziamento di sistemi di disclosure e accountability. La spinta all’azione viene anche da consumatori, investitori e altri stakeholder aziendali, che sempre più richiedono alle aziende un impegno serio in questo senso.
Oggi ci stiamo muovendo verso un approccio che integra sempre iniziative di decarbonizzazione di breve e lungo periodo, verso l’obiettivo net-zero. Questa evoluzione ripensa il finanziamento dell’azione climatica da parte delle aziende come un’azione virtuosa da accompagnarsi alla decarbonizzazione profonda delle operations e lungo la filiera, in linea con i target climatici di Parigi e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). É un cambio di narrativa che Carbonsink e South Pole stanno osservando e sostenendo fortemente anche attraverso il nostro nuovo claim Funding Climate Action (Finanziare l’Azione per il Clima), e che sta diventando ormai best-practice in campo internazionale, oltre ad essere sicuramente più credibile anche dal punto di vista comunicativo.
Oggi la performance climatica ha assunto una reale rilevanza strategica, elevandosi a vero e proprio vantaggio competitivo e percorso necessario per le aziende che vogliono continuare a crescere e cogliere le opportunità che la transizione offre.

Come possono le aziende finanziare la climate action globale anche oltre la propria filiera?

Il settore privato gioca un ruolo fondamentale nell’accelerazione degli attuali livelli di investimento per il clima, che devono aumentare di almeno sette volte entro la fine di questo decennio. Il mercato volontario del carbonio rimane una delle opzioni più praticabili, credibili e a breve termine per le aziende che vogliono accelerare la loro azione per il clima oltre la loro catena del valore e ridurre in modo misurabile le emissioni globali. L’acquisto di crediti di carbonio certificati dai più importanti standard internazionali consente alle aziende di finanziare progetti di azione climatica fondamentali in tutto il mondo che altrimenti non verrebbero finanziati, dalla conservazione delle foreste, all’introduzione di stufe migliorate per la cottura pulite, alla costruzione di infrastrutture per l’energia rinnovabile. Questi progetti di azione per il clima generano molteplici impatti positivi, contrastando i cambiamenti climatici, tutelando gli ecosistemi naturali e sostenendo le comunità locali dei paesi in via di sviluppo. Integrare il finanziamento di progetti di azione climatica nel proprio percorso di decarbonizzazione è un’assunzione di responsabilità e significa che un’azienda si sta impegnando al massimo per il clima, allineandosi a best-practice internazionali e supportando gli SDGs.

Quali sono le tre sfide (e tre soluzioni) per un’impresa che decide di intraprendere una strategia di carbon neutrality?

Nonostante le aziende italiane abbiano fatto grossi passi avanti rispetto al clima negli ultimi anni, c’è ancora molto da fare. Una delle grandi sfide rimane sicuramente la misurazione e rendicontazione delle emissioni Scope 3, ossia le emissioni indirette derivanti dalle attività a monte e a valle dell’organizzazione, dall’approvvigionamento delle materie prime fino al fine vita di un prodotto. Gli strumenti per superare questa sfida sono l’implementazione di strumenti digitali che facilitino raccolta, visualizzazione e monitoraggio dei dati di filiera, l’engagement dei fornitori nel proprio percorso climatico e la formazione.
Un’altra sfida nel percorso climatico delle aziende è quella di finanziare l’azione climatica globale. Nonostante il mercato volontario del carbonio sia uno strumento credibile a disposizione delle aziende, spesso le imprese, soprattutto in Italia, sono riluttanti nell’agire oltre la propria catena del valore e, al limite, cercano progetti sul territorio anche se non certificati da standard internazionali. Allineare la propria strategia climatica agli obiettivi globali per il clima è un cambiamento culturale che richiederà tempo ma che sarà necessario per aumentare l’attuale livello di investimento per il clima con la rapidità che la crisi climatica ci richiede.
Da ultimo, ma sempre più rilevante, c’è la sfida della comunicazione e dei claim climatici. In un contesto in continua evoluzione, diventa complesso comunicare in maniera corretta i propri impegni e traguardi climatici, che se sono divulgati in maniera approssimativa possono diventare delle minacce alla reputazione del brand. Le aziende devono essere consapevoli di queste evoluzioni se vogliono tutelarsi e continuare ad essere credibili contro il rischio di greenwashing da un lato e green-hushing dall’altro, ossia dalla tendenza inversa, identificata da South Pole recentemente, che spinge molte aziende a non comunicare proprio per paura dello scrutinio del pubblico.
Carbonsink accompagna e supporta le aziende su tutte queste dimensioni, aiutandole ad accelerare la loro climate action attraverso lo sviluppo di una strategia climatica solida, che si traduca in comunicazione seria, credibile e allineata a best-practice internazionali.