Innovazione sostenibile e reti ibride

Intervista a Patrizia Messia, Direttrice Centro Interdipartimentale di Studi Regionali “Giorgio Lago”, Università degli Studi di Padova.

La tappa padovana ha come focus Innovazione sostenibile e reti ibride. Ci spiega in poche parole cosa si intende per “reti ibride”?
Le diverse esperienze di innovazione sociale, volte a coniugare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile con quelli della responsabilità sociale, sono accomunate dalla capacità di affrontare in modo innovativo problemi complessi, attivando reti collaborative che si configurano come “organizzazioni ibride”, in grado cioè di coniugare profit e non profit, pubblico e privato. Va ricordato che nell’espressione “imprese ibride” rientrano sia le imprese capaci di coniugare profit e non profit, configurandosi come un nuovo modo di fare impresa, sia le imprese che operano in più settori produttivi, come per esempio le fattorie sociali, tra settore primario e terziario, regolate per lo più da normative regionali, con differenze significative tra una regione e l’altra. Questo perché, per tutti questi casi, non è previsto (ancora) un codice Ateco specifico, poiché questa classificazione è ancora di tipo settoriale e quindi piuttosto obsoleta. L’innovazione come ibridazione, quindi, viene sperimentata di fatto sul territorio ed è in attesa di adeguato riconoscimento istituzionale.
Più in generale, porre l’accento sulle reti ibride e sull’innovazione sostenibile come ibridazione vuol dire però superare il vecchio paradigma dell’innovazione, solo tecnologica, tipica del modello fordista, per lasciare il posto alla dimensione delle creatività, che mette l’accento sulla capacità di interconnessione, reinterpretazione e costruzione di senso, attraverso la configurazione di un “nuovo prodotto”. Significa comprendere che l’innovazione, oggi più che mai, non riguarda solo le imprese e i processi produttivi, ma deve essere intesa come il risultato di un processo complesso di cambiamento del modo di regolazione dello sviluppo, in cui il ruolo svolto dall’attore politico regolatore, a diversi livelli, va acquistando una rilevanza crescente. L’ibridazione riguarda infatti anche una nuova relazione tra pubblico e privato. Se è vero infatti, come ricorda Florida (2003), che «lo sviluppo di una regione non è guidato solo dalle imprese, ma si produce nei luoghi che si segnalano per tolleranza, diversità e apertura nei confronti della creatività», allora mai come in questo momento il contesto italiano si trova “in bilico”, combattuto tra una chiusura, in difesa di identità tradizionali, spesso localistiche, e un’apertura rivolta alla costruzione di una identità interculturale aperta a un cambiamento autenticamente creativo.

Diverse esperienze di innovazione sociale del territori: quanto lo sviluppo sostenibile può essere un fattore di aggregazione della comunità?
Come si è detto, l’innovazione sociale si configura sempre più come un processo di ibridazione organizzativa e culturale. In questa prospettiva gli obiettivi dello sviluppo sostenibile stanno offrendo un nuovo impulso alla responsabilità sociale di impresa e di territorio, offrendo in alcuni casi anche l’opportunità di generare nuove forme di coesione sociale e di comunità, a cominciare dalle comunità di pratica ed epistemiche. L’innovazione sostenibile attiene infatti, in primo luogo, alla crescente consapevolezza dei necessari cambiamenti nei comportamenti e stili di vita individuali e collettivi che richiedono l’adozione di un approccio integrato alle problematiche eco-sistemiche dello sviluppo, volto ad accrescere la coesione sociale. È bene ricordare che la coesione sociale è un bene relazionale indispensabile, che è tanto più forte, quanto più i singoli attori convergono su un sistema di valori condiviso, che mette al centro della loro azione il valore della comunità stessa, intesa come risultato dinamico, prodotto dal sistema di interazione tra gli attori. Questo vuol dire che i diversi portatori di interesse saranno tanto più in grado di generare comunità, quanto più cercheranno di perseguire non interessi di parte (stakeholder) ma l’interesse generale per il territorio e la comunità (community-holder). Adottare la prospettiva della responsabilità civile dei territori significa quindi passare da un approccio multi-stakeholder a un approccio community-holder, volto a perseguire la coesione sociale come uno dei principali obiettivi di sviluppo sostenibile.

2020 Padova capitale europea del volontariato: la crisi ha costretto a rimadare alcuni appuntamenti. Quali sono le iniziative che vedono maggiromente coinvolta l’Università di Padova?
Padova capitale europea del volontariato costituisce un importante riconoscimento per tutta la città di Padova, che ha offerto l’opportunità per rinsaldare la collaborazione tra Comune, Università e Centro Servizi Volontariato (CSV), dando vita a un protocollo di intesa, siglato il 13 dicembre 2019, che ha posto le basi per una proficua collaborazione e la progettazione di una serie di eventi cittadini, nazionali e internazionali. In questo ambito, l’Università di Padova promuove l’accessibilità e il rispetto di un linguaggio attento alle differenze di genere e inclusivo; favorisce la diffusione delle varie iniziative di “Padova Capitale” attraverso i canali di comunicazione di Ateneo con lo scopo, da un lato, di incrementare la partecipazione dell’Ateneo alle iniziative stesse e, dall’altro, di divulgare a livello nazionale e internazionale le attività realizzate in questo ambito sul territorio dalla rete degli enti parnter, grazie alla condivisione di nuove tecnologie, piattaforme e architetture informatiche, in particolare quelle open source, in uso presso l’Ateneo e messe in campo, uleriormente potenziate, soprattutto nel periodo di emergenza COVID19 con la didattica on line.
In concomitanza con lo stato di emergenza COVID-19 che stiamo vivendo, molte delle attività previste in questo ambito hanno subito un leggero arresto e sono in fase di recupero con nuove modalità interattive. Proprio per la fase di emergenza, l’ateneo sta dando un contributo importante agevolando la partecipazione di circa 70 giovani al Servizio Civile Universale che, attraverso l’avvio dei propri progetti, potranno essere di supporto nelle diverse iniziative interne all’ateneo stesso o alle organizzazioni del territorio. Anche in relazione a questa emergenza, infatti, l’anno in corso ci sta dando l’opportunità di poter dare testimonianza della città di Padova come città inclusiva e aperta al territorio, e contiamo di poter portare a termine gli ulteriori impegni programmati. A titolo esemplificativo, nell’autunno 2020 si prevede di ospitare, in questo ambito, un evento di rilievo internazionale con esponenti del mondo accademico europeo e internazionale.

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