Le voci dei protagonisti: intervista a La Fabbrica

Le voci dei protagonisti: intervista a La Fabbrica

Intervista a Angela Mencarelli, CEO La Fabbrica

Da oltre 35 anni la Fabbrica progetta e realizza programmi educativi per i giovani e le
famiglie, in collaborazione con le aziende, la scuola e le istituzioni. Che ruolo ha la
sostenibilità nei vostri percorsi formativi?

Grazie all’Agenda 2030, lo sviluppo sostenibile è un tema attuale e sentito, anche da bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Ma non è un tema nuovo né per la scuola né per noi.
Da sempre lavoriamo con aziende, istituzioni e docenti per costruire una cultura basata sul rispetto di se stessi, degli altri e del nostro Pianeta. Dal 2019, grazie all’introduzione dell’Educazione civica nelle scuole come materia obbligatoria e valutata in pagella, fare educazione alla sostenibilità è diventata una responsabilità che ha bisogno di tanti protagonisti. Docenti e famiglie sono prioritari, ma anche le aziende giocano un ruolo essenziale e sempre più rilevante.

In che modo le aziende possono contribuire alla diffusione della cultura della
sostenibilità tra i giovani a scuola?

Abbiamo un contenitore – l’Educazione civica – ma servono i contenuti. Le aziende, con il loro esempio e le loro scelte, hanno la possibilità di stimolare nelle giovani generazioni la consapevolezza di essere parte attiva di una comunità che ha bisogno del contributo di tutti, a ogni livello e fin da piccoli.
Quello che consigliamo è di sviluppare progetti educativi agganciando il core business
aziendale alle discipline scolastiche per creare una relazione tra quello che le aziende fanno e quello che bambine e bambini, ragazze e ragazzi studiano. Anche perché non può esserci consapevolezza e attivazione, se prima non c’è informazione e conoscenza.

Come vengono coinvolti i docenti?

I docenti sono alleati preziosi per costruire una vera cultura della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Con loro abbiamo un dialogo quotidiano: li coinvolgiamo fin dalla fase di progettazione perché così i percorsi che sviluppiamo con e per le aziende rispondono alle esigenze della scuola. Al tempo stesso, li supportiamo nel loro lavoro attraverso la community Scuola.net che contiene tutte le nostre proposte educative.
La Fabbrica è anche ente formatore accreditato presso il Ministero dell’Istruzione: in
questa veste sviluppiamo percorsi formativi che aiutano i docenti a rimanere aggiornati sulle tematiche e le metodologie più attuali.

Come vengono coinvolti studenti e famiglie?

Con tutti i nostri progetti valorizziamo il protagonismo attivo degli studenti e la
condivisione del messaggio educativo con le famiglie. L’obiettivo è avviare un circolo
positivo che nasce a scuola, prosegue a casa e crea un dialogo e un’attenzione intorno ai temi e ai valori promossi dalle aziende.
Negli anni abbiamo messo a punto tante strategie di active learning per coinvolgere le
classi in maniera crossmediale e stabilire una connessione emotiva con loro. E, tramite loro, con le famiglie.
Progettiamo laboratori con attività hands on. Facciamo storytelling creando esperienze immersive. Organizziamo incontri con role model e testimonial. Usiamo la gamification.
In più, i nostri progetti prevedono un concorso finale che stimola a mettersi in gioco e
premia le azioni positive.

Le voci dei protagonisti: intervista a Icam

Le voci dei protagonisti: intervista a Icam

Intervista a Sara Agostoni, Chief Sustainability Officer Icam 

Leader di mercato del cioccolato biologico, ICAM ha celebrato i 75 anni di attività con una nuova Corporate Identity. Qual è il messaggio che volete mandare ai vostri stakeholder?

La sostenibilità rappresenta per ICAM un fattore identitario e il nostro attuale posizionamento quale leader internazionale del mercato biologico posa proprio sul nostro essere “nativi sostenibili”.
In questa direzione, nel 2021 abbiamo scelto di strutturare la comunicazione dei nostri valori intorno a quattro temi, che corrispondono ai pilastri alla base del nostro impegno nel produrre cioccolato sostenibile: filiera, persone, ambiente e innovazione.
ICAM è una delle poche aziende al mondo a poter vantare il controllo totale sulla filiera e a disporre di uno stabilimento di produzione all’avanguardia in grado di anticipare e soddisfare le richieste di consumatori sempre più esigenti.  Il nostro impegno per la sostenibilità si esplicita lungo tutta la filiera: dalla piantagione fino all’incarto. Abbiamo perciò sviluppato con i nostri partner un innovativo incarto compostabile – cioè smaltibile con la frazione umida della raccolta differenziata – fatto con carta e un biopolimero brevettato ottenuto dal mais e da materie prime di origine rinnovabile.
La sostenibilità per l’azienda rappresenta, infatti, un percorso a tutto tondo, che coinvolge tutti i nostri stakeholder: dal coltivatore che sceglie di coltivare con metodi biologici al consumatore che gestisce il fine vita dell’incarto.

La produzione del cioccolato è strettamente legata alla coltivazione del cacao nei Paesi di origine. Come gestite le relazioni con i vostri fornitori e le comunità locali?

In ICAM condividiamo insieme ai nostri partner un codice etico e ci impegniamo a supportarli a livello finanziario e tecnico, con l’obiettivo di migliorare i metodi di lavorazione e la gestione del raccolto, la produttività, la diversificazione e la qualità del cacao. Il tutto a beneficio del reddito dei coltivatori e delle condizioni socioeconomiche delle loro famiglie, sempre nel rispetto dell’ambiente.
Un impegno che ha portato alla nascita di solidi e proficui rapporti di collaborazione con i coltivatori nei Paesi d’origine, in particolare in Repubblica Dominicana, Perù e Uganda. In Uganda, nello specifico, nel 2010 abbiamo fondato la società ICAM Uganda LTD: un progetto che è divenuto un volano per la crescita del territorio, lo sviluppo di competenze e la promozione dei diritti umani.
In Sud America, i contratti annuali di vendita ad ICAM consentono alle cooperative di ottenere più facilmente l’accesso al credito e, quindi, di investire ulteriormente nella propria attività, con evidenti benefici per tutta la comunità locale.

Qual è invece il vostro approccio nel rapporto con i dipendenti interni?

Ci impegniamo a creare un clima di lavoro positivo fondato su fiducia, sostegno reciproco e ascolto delle esigenze.
In particolare, nel 2021 abbiamo scelto di erogare ai nostri dipendenti – ai quali si sono aggiunti 44 nuovi assunti – 40 ore di formazione pro capite, per accrescere le competenze di tipo tecnico, contributi economici per le spese per l’istruzione dei figli o per la propria attività di volontariato, e una piattaforma di welfare. Per la conciliazione tra vita privata e lavorativa, l’azienda ha attivato contratti part time, smart working e orari di lavoro flessibili e una turnazione a ciclo continuo sistematico per il personale di produzione.
Altra importante novità è l’introduzione del nuovo elemento di professionalità: un programma destinato a tutti i dipendenti che premia il miglioramento delle competenze professionali con una integrazione in busta paga.
Nella nostra sede in Uganda, che impiega 149 persone locali, ci premuriamo che non vi siano casi di discriminazione tribale o di religione. A supporto delle difficoltà economiche della vita quotidiana, Icam offre un pasto completo e una somma aggiuntiva a coprire esigenze di assistenza e previdenza (es spese mediche e di istruzione primaria) i cui costi non sono coperti dal welfare statale; questo contributo
può arrivare fino al doppio dello stipendio per i ruoli operativi.

 

Next Generation for Sustainability – La voce dei giovani

Next Generation for Sustainability – La voce dei giovani
Il Salone, in collaborazione con Wise Society e la Scuola di cinema Luchino Visconti, ha promosso il contest  Next Generation for Sustainability – La voce dei giovani.
Agli studenti della Scuola di cinema è stato chiesto di rispondere alla domanda “Sostenibilità: se tu potessi fare qualcosa… cosa faresti?” realizzando un cortometraggio.

I lavori migliori sono stati preselezionati da una giuria e possono essere votati online dalla community di Wise Society e dai visitatori del Salone.

Guarda i cortometraggi e vota il tuo preferito!

 

Le voci dei protagonisti: intervista a L – founders of loyalty Italy

Le voci dei protagonisti: intervista a L – founders of loyalty Italy

Intervista a Oscar Goffredi, Direttore Generale di L-founders of loyalty Italia

L-founders of loyalty è un’azienda che collabora con la GDO, un settore attento e attivo verso i temi della sostenibilità. Come agite rispetto a questi temi, all’interno della filiera?

Il settore della loyalty è un settore altamente “impattante sull’ambiente”. Produciamo grandi volumi di materiali che trasportiamo via nave e via aerea, da paesi lontani, ad esempio, come la Cina. L’impegno che ci siamo dati è quello di limitare il più possibile questi spostamenti. Infatti, stiamo individuando soluzioni produttive sostenibili (partner, materiali, fabbriche) nel rispetto di tutti i punti degli SDGs.  È un impegno che L – founders  of loyalty si è data per rispettare e contribuire proattivamente alla salvaguardia del nostro pianeta. Nel punto vendita, ad esempio, lavoriamo perché i progetti, i materiali e la comunicazione che sviluppiamo con i nostri clienti, siano il più possibile sostenibili.  Questi sono temi nei quali non solo crediamo fortemente ma in cui stiamo investendo, tanto da avere attivato azioni di formazione e engagement anche per i nostri talenti.

Nel vostro settore che ruolo giocano le connessioni al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità? E quali sono stati i cambiamenti più importanti affrontati negli ultimi anni?

Le connessioni sono fondamentali.  Insieme ai nostri partner, con le loro competenze e specificità, prendono forma i nostri progetti. Le partnership danno valore e ci aiutano a creare progetti veritieri che mettono al centro sempre l’individuo, diventando essi stessi, elemento di comunicazione che va ad affiancare la strategia dei nostri clienti, sostenendo realmente i bisogni e creando cultura. Ed è proprio sulla cultura che vediamo i cambiamenti più importanti di questi anni ed è il tema sul quale noi di L – founders of loyalty focalizziamo la nostra attenzione e impegno già di diverso tempo.

Parlando di iniziative e progetti, quali sono le vostre partnership più importanti?

Le partnership più importanti da noi avviate nell’ultimo anno sono senza dubbio con Rete Clima e con Aworld  in support of ActNow. Con entrambi i partner abbiamo avviato partnership non solo su progettualità specifiche per i retailer con cui collaboriamo ma anche progetti interni alla nostra società. Con Rete Clima, ad esempio, abbiamo avviato il progetto carbon footprint e il progetto Conad Leonardo. Con Aworld in support of ActNow invece, abbiamo aderito e sostenuto la campagna internazionale One Million Actions; e, successivamente, avviato una community interna per la formazione e l’engagement dei dipendenti. Infine, abbiamo stretto una partnership nell’ambito del progetto Conad Mandarina, il primo community per l’ambiente.

 

Le voci dei protagonisti: intervista a Inwit

Le voci dei protagonisti: intervista a Inwit

Intervista a Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità di Inwit

Con oltre 23.000 torri di comunicazione cellulare e broadcast distribuite capillarmente sul territorio nazionale, Inwit è un attore protagonista nel processo di digitalizzazione del nostro Paese. In che modo il digitale supporta e faciliterà sempre di più lo sviluppo sostenibile dei territori?

Per noi la digitalizzazione del Paese rappresenta un’opportunità di sviluppo sociale, economico e
culturale, in grado di integrare pienamente tutte le dimensioni della sostenibilità. Significa superare
le barriere e porre le basi per ridurre le disuguaglianze e per tendere a un’inclusione digitale che possa garantire pari opportunità nell’utilizzo della rete e nello sviluppo di una cultura dell’innovazione e della creatività, contrastando in primo luogo il nuovo analfabetismo digitale e la discriminazione sociale e culturale. La digitalizzazione è infatti la vera leva per la creazione di una società più giusta ed inclusiva, ma anche più sostenibile e resiliente. Un Paese che deve e può andare alla stessa velocità, grazie ad una digitalizzazione che permetta a tutti i territori di non rimanere vittime del digital divide, ma di trovare un rinnovato rilancio attraverso la tecnologia e le tante opportunità offerte dal 5 G.

Nei mesi scorsi il board di Inwit ha presentato l’aggiornamento al 2024 del Piano
di Sostenibilità. Quali sono gli aspetti principali?

Il Piano di sostenibilità rappresenta per noi uno dei principali driver nella transizione verso un modello di business pienamente sostenibile. In coerenza con l’Agenda 2030 dell’ONU, il Piano è pienamente integrato nella strategia industriale di INWIT e in linea col ruolo di INWIT come abilitatore dello sviluppo digitale per la crescita del Paese. Cinque le aree di impegno del nostro Piano di sostenibilità: Governance, People, Environment, Innovation e Community, collegate ad uno o più obiettivi a medio e lungo termine, con target puntuali per ciascuna area. Per ciascuna di queste aree è stato stabilito uno o più obiettivi a medio-lungo termine, con delle linee di azione e delle attività, per le quali saranno misurati di anno in anno i progressi raggiunti. Tra gli obiettivi spicca l’intenzione della società di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2024 con l’impegno ad implementare iniziative di efficienza energetica e ad installare impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di 1,2 MW, oltre ad utilizzare il 100% di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. In ambito Innovazione, considerando anche il ruolo di neutral host dell’azienda, quest’ultima si impegna a realizzare progetti di tower upgrade, in grado di guardare alle smart cities, all’Internet of Things e ai droni, secondo una logica di tower as a service e ovviamente con lo scopo di contribuire alla digitalizzazione del Paese a supporto degli operatori di telecomunicazione per la riduzione del digital divide.

A maggio Inwit ha ottenuto per il secondo anno consecutivo la certificazione BIC, Best in Media Communication. Che ruolo ha la comunicazione nel vostro percorso di sostenibilità?

La comunicazione ha senza dubbio un ruolo fondamentale per il nostro percorso di
sostenibilità. E’ chiaro che va associata a risultati concreti. Fare solo annunci e parlare di sostenibilità perché “va di moda”, penso porti ad un danno reputazione per l’azienda difficile da recuperare. Diverso è se le cose vengono fatte, grazie al contributo di tutta l’azienda e vengono fatte bene raggiungendo obiettivi importanti e misurabili. In questo caso, la comunicazione diventa sicuramente una leva importantissima che può generare ulteriore valore all’azienda e al suo approccio verso un business sostenibile.

Le voci dei protagonisti: intervista a Greenthesis Group

Le voci dei protagonisti: intervista a Greenthesis Group

Intervista a Simona Grossi, Amministratore Delegato di Greenthesis Group 

Greenthesis Group opera nel settore ambientale da più di trent’anni. Come influisce sulla vostra società la transizione green che sta oggi investendo tutti i settori?

L’azienda adotta un modello di business massimamente orientato all’economia circolare, volto al recupero e al riutilizzo delle risorse.
Ne sono esempio i siti di proprietà del Gruppo, tra cui il termovalorizzatore di Rea Dalmine, l’impianto di trasformazione del biogas di discarica in biometano liquefatto, le discariche gestite in chiave green attraverso l’installazione di parchi fotovoltaici sui lotti in fase post-mortem.
La società intraprende un percorso di definizione dei KPI, ambientali, sociali e di governance, ritenuti strategici per l’azienda, che si prefiggono di monitorare e migliorare costantemente le prestazioni sotto numerosi profili definendo specifici obiettivi e verificandone  poi il relativo raggiungimento, secondo un approccio per il quale dal miglioramento continuo possono derivare non soltanto vantaggi positivi in termini economici, ma anche rapidità di analisi delle situazioni e dei contesti.

L’innovazione digitale e tecnologica è un fattore sempre più rilevante per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Quale ruolo ha avuto nella vostra crescita?

Da qualche anno ormai abbiamo iniziato un inesorabile percorso di reingegnerizzazione di tutti i processi aziendali in atto, nell’ottica di perseguimento degli obiettivi di sostenibilità. Attraverso l’adozione di tecnologie moderne è stato possibile automatizzare alcuni processi portando all’eliminazione dell’utilizzo dell’80% di carta in alcuni casi, ed il trend è in continua crescita.
Garantire sicurezza dei dati e accessibilità in cloud diminuendone l’impatto ambientale è una delle ultime sfide che stiamo affrontando. Attraverso un progetto pilota di cloud distribuito con cui stiamo muovendo i primi passi, stimiamo di raggiungere un risparmio di CO2 fino a 10 volte tanto rispetto ai cloud tradizionali. Questa tecnologia è in grado di risparmiare 40KG di CO2 per ogni TB di dati che vengono salvati ogni anno.

Negli ultimi anni Greenthesis ha avviato diversi progetti di educazione ambientale e a sostegno della ricerca e dei percorsi universitari incentrati sul tema dell’economia circolare. Quali sono i progetti più recenti in questo ambito?

Il Gruppo crede fortemente nello sviluppo delle comunità locali, esso è infatti da sempre impegnato a sostenere concretamente iniziative culturali ed educative tese sia alla promozione delle differenti forme di arte e di cultura, sia alla valorizzazione delle persone e all’arricchimento delle esperienze dei singoli individui.
Tra i tanti progetti sviluppati negli ultimi anni si evidenziano: “A Scuola di Economia Circolare” un PCTO volto a sensibilizzare gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado sulle tematiche ambientali e del ciclo dei rifiuti, seguito dalla pubblicazione del libro “Tutto ruota. Viaggio nel mondo dell’Economia Circolare” per approfondire attraverso un linguaggio sia grafico che testuale i concetti innovativi dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale. Sviluppiamo costantemente numerosi progetti di ricerca in collaborazione con le Università e siamo alla terza edizione di un’iniziativa che sostiene attraverso borse di studio giovani laureandi impegnatisi in percorsi inerenti ad ambiente e salvaguardia del territorio.

Le voci dei protagonisti: intervista a Humana People to People Italia

Le voci dei protagonisti: intervista a Humana People to People Italia

Intervista a Alfio Fontana, Corporate Partnership & CSR Manager di Humana People to People Italia

Humana People to People Italia da più di vent’anni raccoglie e rivende abiti usati per il perseguimento della propria mission. Un esempio efficace di social business ed economia circolare.  Come è nata e come si è sviluppata l’idea?

Humana Italia fa parte della Federazione Humana People to People che venne fondata negli anni 70 in Danimarca da un gruppo di insegnanti e studenti come risposta alle disparità economiche e sociali. Durante un viaggio in India toccarono con mano l’estrema povertà economica e sociale del Paese e al rientro decisero di mobilitarsi per cambiare le cose. È così che nasce Humana People to People. Poiché la mission della Federazione è quella di finanziare progetti di cooperazione internazionale attraverso un modello di economia circolare, Humana cercò fin da subito di auto-finanziarsi attraverso la vendita di oggetti usati, per poi specializzarsi con il tempo soltanto in abbigliamento usato o vintage. In Italia siamo presenti da oltre 20 anni: ad oggi collaboriamo con circa 1.200 amministrazioni comunali nelle quali offriamo ai cittadini il servizio di raccolta e avvio a recupero degli abiti usati tramite i nostri contenitori stradali, abbiamo 5 impianti autorizzati alla gestione di tale materiale,11 negozi Humana Vintage e Humana Second Hand a Torino, Milano, Bologna, Verona e Roma e un e-commerce.

Humana Italia è membro della Federazione Internazionale Humana People to People che coinvolge 29 organizzazioni ed è presente in 45 paesi. Cosa significa per la vostra organizzazione far parte del Network?

Significa poter gestire tutti gli anelli della filiera della raccolta degli abiti, dal momento in cui il cittadino inserisce gli abiti nei nostri contenitori fino alla realizzazione vera a propria dei progetti di sviluppo in tutto il mondo, che sono implementati direttamente dalle altre associazioni Humana in loco. Questo permette non solo di gestire l’attività con la massima efficienza, ma anche di garantire la trasparenza e la rendicontazione del nostro operato. Inoltre in questo modo tanti piccoli gesti come quelli di portare gli abiti nei contenitori Humana sono in grado di generare un enorme impatto: solo nel 2021 la Federazione ha realizzato complessivamente oltre 1.200 progetti di sviluppo in Africa, Asia e Sud America, migliorando le condizioni di vita di 9,6 milioni di persone.

Quali progetti vi vedono maggiormente impegnati in questo momento?

Stiamo lavorando molto per creare soluzioni win-win che permettano ai nostri partner di sentirsi sempre più protagonisti attivi di un progetto di CSR: questo significa creare insieme una collaborazione che da un lato rispecchi l’identità dell’azienda, dall’altro risponda concretamente a un bisogno di una comunità dall’altra parte del mondo, ad esempio in Malawi o India. La forza del nostro network è anche quella di rendere possibile tutto questo.
Inoltre, siamo impegnati in diversi tavoli di lavoro sull’EPR (Extended Producer Responsibility) nel tessile e nell’abbigliamento, affinché questa evoluzione renda davvero l’intero settore un sistema circolare e sostenibile: per farlo, abbiamo cominciato a mettere in campo delle partnership di filiera che valorizzino le competenze di ciascun attore.

Le voci dei protagonisti: intervista a Forethinking

Le voci dei protagonisti: intervista a Forethinking

Intervista a Gennaro Durante, Founder di Forethinking.

Attraverso la propria attività di consulenza, Forethinking Società Benefit risponde alla crescente necessità di sviluppare programmi di innovazione, nuove conoscenze per l’eco-progettazione dei prodotti, attività di design e design industriale per la sostenibilità. In cosa consiste il Metodo Forethinking?

Il Metodo Forethinking© è un protocollo di innovazione per la progettazione di nuovi prodotti e nuovi modelli di impresa eco-sostenibili; un processo di analisi e valutazione di dati di mercato e scientifici per orientare e realizzare concreta innovazione destinata a rispondere alla domanda sempre più crescente di soluzioni sostenibili. Il Metodo consente la ricerca dei dati, l’analisi e la valutazione di piani d’innovazione di prodotto e d’impresa sino alle dichiarazioni ambientali EPD e la comunicazione corporate della sostenibilità.
Forethinking Srl Società Benefit è registrata come start up innovativa di ricerca sperimentale, consulenza e formazione, certificata ISO 9001 in conformità alle norme del “credito d’imposta formazione 4.0 e innovazione green” del Ministero dello Sviluppo Economico. E’ una società ad alto potenziale di sviluppo inserita nel programma Invitalia nel programma ELITE di Borsa Italiana.

Quali sono le competenze specifiche del vostro team?

Il nuovo paradigma della sostenibilità ambientale determina l’integrazione di nuove competenze di strategia, design industriale, chimica, scienza dei materiali che rende tutti i vecchi processi di progettazione inadeguati alle nuove sfide di mercato. Nuove conoscenze diffuse in Università, professionalità specifiche esterne, competenze del personale dell’azienda, tutte straordinariamente complementari e molto distanti tra loro che gli esperti di gestione dell’innovazione di Forethinking hanno il merito di far collaborare con precisi driver di mercato e dati scientifici per gli obiettivi di innovazione dell’azienda. Una delle competenze chiave del team di Forethinking è proprio la gestione e l’analisi dei dati per l’orientamento concreto dei processi di innovazione su base scientifica.
Il team interno di Forethinking comprende strategist ed esperti di analisi di mercato, chimici che gestiscono le valutazioni degli hotspots ambientali di prodotto e di processo (operiamo con il software leader mondiale per LCA – life cycle assessment), esperti di scienza dei materiali (chimici e fisici), esperti di processi di design thinking.

The Space Forethinking” è la piattaforma ideata da Forethinking per condividere know-how, progetti, idee, informazioni. Come funziona?

E’ difficile che ci cerchino per questa attività così straordinariamente nuova e strategica, allora siamo noi stessi a creare opportunità di incontro per nuovi progetti e generare nuove idee di sviluppo con imprese selezionate in base al loro grado di cultura per l’innovazione. Così è nato il programma “The Space Forethinking©” in cui le imprese che hanno già sperimentato il percorso di consapevolezza e progettazione condividono in una community mista di mentoring e divulgazione scientifica nuove idee e opportunità di sviluppo.
Non solo le singole aziende, quindi, scoprono le potenzialità di sviluppo reali per innescare nuove fonti di ricavo ma anche opportunità di nuovi progetti di filiera e di simbiosi industriali tra imprese “ispirate dalla sostenibilità”.
Il funzionamento della piattaforma prevede attività on line ed eventi dal vivo sempre in modalità “talk” tra imprese per condividere visioni e progettualità di impresa; molte opportunità di scambio e affari sono nate direttamente nei nostri incontri.

Comunicazione e Advocacy per il Terzo settore

Il Salone EXTRA – LIBRI

4 aprile 2022 | ore 17.30
Evento online

Evento di presentazione del libro “Comunicazione e Advocacy per il Terzo settore” di Maria Cristina Antonucci.
Partecipano Maria Cristina Antonucci, Elena Zanella e Rossella Sobrero.

Sviluppare una modalità di comunicazione consapevole e finalizzata e proporre, a tutti i soggetti coinvolti nelle attività del sociale, una immagine equilibrata e convincente è diventato centrale per gli Enti del Terzo Settore, in misura ancora maggiore dopo la transizione della riforma e l’emergenza della pandemia.
Sapersi esprimere in ogni situazione con qualunque interlocutore, in modo chiaro e coerente con il proprio profilo pubblico e curare la coerenza e il posizionamento dell’immagine pubblica rientrano tra le soft skills, quelle competenze organizzative trasversali, che si rivelano sempre più importanti all’interno di ogni attività.
Questo volume presenta, in modo chiaro e accessibile, i principi per la comunicazione e l’advocacy (la comunicazione promozionale costruita attorno alla diffusione di una identità pubblica coerente e distintiva) utili per gli Enti del Terzo Settore che intendano aprirsi rispetto a imprese, amministrazioni, cittadini, altre realtà di terzo settore. In questo senso il libro pone in luce i principi della comunicazione; ne analizza la dimensione esterna e la valenza interna, raccontando le proprie azioni, descrivendo i valori, costruendo relazioni e rafforzando i legami organizzativi; ne descrive lo specifico approccio dedicato alla promozione dell’immagine pubblica, anche mediante il ricorso a strumenti operativi, come il piano di comunicazione e il piano di advocacy

Editore: Elena Zanella editore – http://elenazanella.it