Premio Impatto: intervista a Gaetano Giunta

In occasione della 10° edizione il Salone ha lanciato il Premio Impatto per portare l’attenzione sull’importanza di misurare e valutare l’impatto generato da progetti che intendono contribuire al percorso verso lo sviluppo sostenibile.  Abbiamo intervistato Gaetano Giunta, Fondatore della Fondazione di Comunità di Messina, una delle 6 organizzazioni vincitrici.

Il tuo progetto ha vinto la prima edizione del Premio Impatto. Ce ne puoi parlare?

Messina è una città di 237.357 abitanti, caratterizzata da estrema sperequazione nella distribuzione della ricchezza e da una forte iniquità spaziale. Nel centro cittadino la ricchezza media pro-capite è 4 volte quella della periferia nord e 6 volte quella delle periferie sud, caratterizzate altresì da forte degrado urbano, sociale, culturale e da strutturale disagio abitativo. Messina è, infatti, tra le città dell’Unione europea con la più alta emergenza abitativa (circa 2.000 famiglie vivono nelle baracche e hanno una vita media da 4 a 7 volte inferiore a quella della città). La ‘questione casa’, rimasta irrisolta dal terremoto del 1908, oltre a condizionare le politiche di edilizia pubblica e lo sviluppo urbanistico della città, ha inciso sulla coesione e sulla qualità del capitale sociale dando vita a enclave di degrado, a vere e proprie città parallele.

Il progetto Capacity, coerentemente con la visione sopra tratteggiata, mira a promuovere innovazione sociale nel territorio Messinese, attraverso un intervento che nasce da uno sguardo nuovo capace di cambiare verso e direzione al quasi centenario processo, mai compiuto, di risanamento urbano della città.

La proposta attua una strategia integrata costruita dentro paradigmi di sviluppo umano esplicitamente ispirati al capability approach e a teorie della complessità. Essa è costruita secondo strategie capaci di strutturare correlazioni fra sistemi educativi, sistemi di welfare, sistemi economico-produttivi, sistemi culturali, ricerca scientifica e tecnologica e le social capabilities dei territori.

Il progetto intende promuovere in modo interdipendente:

  • la creazione di sistemi urbani e socio economici di qualità e capaci di generare alternative sui funzionamenti umani legati all’abitare, al reddito/lavoro,  alla socialità e alla conoscenza;
  • progetti personalizzati e comunitari orientati a facilitare la possibilità che persone in situazione di forte deprivazione materiale e culturale possano cogliere e valorizzare le nuove opportunità per ripensare e ricostruire la propria vita e quella delle proprie famiglie, trasformando così le alternative esterne in libertà personali e quindi trasformando la propria sfera dell’immaginario, della costruzione dei desideri, delle aspettative e della percezione della città e dei contesti.

Grazie alle policy complesse del programma oltre 650 persone sono andate a vivere in una casa dignitosa e scelta e poco meno di metà di esse in una casa di proprietà. Si è operata così la più strutturale operazione di redistribuzione della ricchezza dal dopoguerra ad oggi. Moltissimi sono usciti da forme di lavoro irregolare e/o in nero e numerosi sono i nuovi inserimenti lavorativi.

Le politiche messe in campo da Capacity hanno, in definitiva, avviato processi di liberazione importanti, forse irreversibili. Il progetto Capacity è riuscito ad essere una “fluttuazione generativa” capace di far divergere il corso della storia, del pensiero e, conseguentemente, delle comunità locali dentro cui opera. Il progetto Capacity sta riuscendo a modificare, in tempi relativamente brevi, visioni, quadri teorici e perfino trend economico-sociali.

Le aree liberate dalle baraccopoli stanno diventando dei commons: parchi urbani; spazi per l’arte contemporanea; siti test internazionali sull’architettura e l’ingegneria sostenibile, in una logica olistica di metabolismo urbano; spazi di socialità; infrastruttura educativa.

Le organizzazioni decidono di intraprendere un percorso di misurazione dell’impatto per poter rendicontare il proprio impegno. In che modo è stato utile anche per migliorare i progetti e la gestione della tua organizzazione? 

Il metodo della Fondazione può a buon diritto essere definito di ricerca-azione. Studi teorici di tipo modellistico, anche attraverso formulazioni di econofisica e simulazioni al computer di sistemi socio-economici, precedono la definizione delle strategie. Ricerche valutative di tipo ipotetico deduttivo, finalizzate a testare le teorie di programma accompagnano sistematicamente l’agire strategico della Fondazione.

Analisi di misurazione d’impatto nelle strategie organizzative della Fondazione vanno, dunque, ben oltre mere logiche rendicontative; esse costituiscono la metodologia di apprendimento collettivo e di organizzazione dei saperi.