Le voci del Comitato scientifico: intervista a Francesco Manfredi

Intervista a Francesco Manfredi, Professore Ordinario di Economia Aziendale, Pro-Rettore alla Formazione Manageriale Postgraduate e Terza Missione, Università LUM Giuseppe Degennaro, membro del Comitato scientifico del Salone della CSR.

Cosa si intende per economia dell’appartenenza?
Un nuovo modello economico basato su quell’insieme di relazioni territoriali e comunitarie mutuamente supportantesi e immediatamente disponibili, e su quel sistema di valori comuni, di simboli e di risorse, a volte latenti, che, fungendo da attivatori e da ponte tra gli stakeholder, permettono di rendere efficaci e duraturi anche gli ambiti relazionali creati per finalità economiche e i correlati processi di scambio. Un modello che, accettando le sfide della globalizzazione, della digital transformation e della transizione ecologica, appare in grado di generare una reazione sistemica a livello comunitario, affrontando proattivamente il cambiamento, gestendo le relazioni e gli scambi in modo consapevole e responsabile e riducendo il ruolo e l’impatto delle vecchie strutture e dei vecchi processi.

Quale può essere il ruolo delle organizzazioni pubbliche in questo modello?
La PA ha dinnanzi la sfida della valorizzazione delle dinamiche imprenditoriali, dei nuovi modelli di imprenditorialità, della produzione e del trasferimento di conoscenza, delle nuove professionalità e professioni, delle attività con un elevato potenziale di socializzazione e integrazione oltreché economico. Quindi, a fianco di una riqualificazione e rifunzionalizzazione di contesti urbani sottoutilizzati o non più utilizzati, come i vecchi distretti industriali, o che hanno perso la loro attrattività e potenzialità in termini di generazione di valore economico, come le aree del commercio di vicinato in talune zone urbane, si devono supportare le vecchie e le nuove attività imprenditoriali, da un lato, aumentando il livello di consapevolezza comunitaria degli imprenditori e, dall’altro, fornendo opportunità e servizi innovativi per lo sviluppo di nuove strategie e di nuovi business. Anche per cogliere pienamente quest’ultimo obiettivo, un’attenzione particolare deve essere posta sul supporto alla creazione e allo sviluppo di nuove imprese, che in molte realtà si realizzano attraverso incubatori e acceleratori d’impresa di nuova generazione, e sull’individuazione delle nuove professionalità e professioni o sulla ridefinizione delle caratteristiche delle professionalità e professioni esistenti.

A quali sfide del presente e del futuro il modello risponderà in modo più efficiente?
I nuovi modelli intra e inter-organizzativi e l’investimento nelle comunità locali rappresentano per le imprese l’opportunità di sviluppare un’attitudine proattiva verso il proprio contesto di riferimento, di accumulare capitale sociale e organizzativo, di anticipare le dinamiche del cambiamento e gli eventuali rischi connessi alle attività d’impresa. La relazione impresa-territorio ha anche importanti impatti sull’accumulazione del capitale umano, la diffusione e condivisione di valori organizzativi, la definizione di nuovi modelli organizzativi.
Devono essere motivate e coinvolte in questo processo soprattutto le micro, piccole e medie imprese del terziario, in particolare del commercio e del digitale, quelle di produzione di prodotti tipici, le start up, le imprese sociali non profit e profit, le imprese maggiormente coinvolte nei processi di digital transformation e quelle appartenenti al settore clean tech, quelle già collocate all’interno di distretti o di reti; tipologie di aziende che da un lato sono impegnate in strategie di ridefinizione dei luoghi del lavoro e delle relazioni con i lavoratori e, dall’altro, contribuiscono a sviluppare nuove opportunità occupazionali e nuovi business in settori tradizionali e non tradizionali caratterizzati o caratterizzabili anche nella dimensione territoriale.
In ultima analisi l’economia dell’appartenenza favorisce lo sviluppo:
• dell’economia delle esperienze, ossia di quegli eventi memorabili che coinvolgono il consumatore nell’atto stesso del consumo di un bene fisico o di un servizio permettendone la massima personalizzazione e quindi desiderabilità;
• dell’economia circolare, data la vicinanza fisica e la condivisione emotiva dei soggetti coinvolti e la maggior facilità di condividere, prestare, riutilizzare;
• dell’economia dei beni comuni, che sono valorizzati anche nella prospettiva di generare nuovi servizi, nuove attività, nuovi beni e quindi un indotto di tipo economico;
• dell’economia “verde”, accelerando il processo di transizione ecologica visto che la gran parte dei soggetti al centro dei processi di scambio sono anche residenti nella comunità in cui essi avvengono e mostrano una crescente attenzione sull’impatto ambientale dei processi di produzione e consumo;
• degli investimenti finanziari di soggetti che ricercano aree già “a valore” e nelle quali la qualità della vita da un lato e la brand reputation dall’altro sono elevate.